Guy Ritchie torna dietro la macchina da presa con Mobland, un crime psicologico dal cast stellare. Ecco dove vederla
Non è su Netflix. Non è nemmeno su Prime Video. Eppure sta facendo parlare di sé come se fosse già il titolo più atteso dell’anno. Mobland, la nuova serie TV diretta da Guy Ritchie, è un progetto che ha scelto una strada diversa.
Scelta, in realtà, è perfettamente coerente con l’identità della serie. Mobland non è un semplice crime. Non è il solito racconto di mafia dove il sangue scorre a fiumi e tutto si risolve in una guerra di potere. No, qui si va più in profondità.
Guy Ritchie e la serie Mobland
Ritchie, infatti, cambia passo e ci porta in un territorio decisamente più sfumato, psicologico, quasi intimo. Racconta il crimine organizzato da dentro, scavando nelle pieghe della mente dei protagonisti, nei loro tormenti, nei compromessi che li hanno trasformati in ciò che sono diventati.
Senza ombra di dubbio, la firma di Ritchie si sente forte e chiara. I dialoghi sono taglienti, la regia è nervosa e precisa, ma questa volta c’è qualcosa in più: c’è una voglia dichiarata di esplorare la complessità dell’animo umano, di mostrare che dietro ogni boss o sicario c’è un vissuto che pesa, che logora. Ed è proprio questa la forza della serie: l’umanità che emerge, spesso in modo inaspettato, tra le pieghe di un mondo spietato.

Il cast, inutile dirlo, è di quelli che si ricordano. Tom Hardy sembra nato per interpretare certi ruoli: cupo, magnetico, in costante tensione tra controllo e follia. Helen Mirren, elegantissima e inquietante, si muove come una regina decadente nel sottobosco criminale, mentre Pierce Brosnan sorprende con una performance carismatica e crepuscolare che segna una svolta nella sua carriera recente. Tutti i personaggi, comunque, sono scritti con uno spessore raro per una serie crime: nessuno è semplicemente “buono” o “cattivo”, ognuno è il frutto di scelte, traumi, e strategie di sopravvivenza.
Mobland è in onda dal 30 maggio su Paramount+, piattaforma che negli ultimi tempi sta puntando in modo sempre più deciso sulla qualità, anche a costo di distaccarsi dalle solite logiche del mercato e, anche se è passato relativamente poco tempo dal debutto, le reazioni della critica internazionale non si sono fatte attendere. C’è chi lo definisce già un piccolo capolavoro e chi sottolinea come la serie riesca a portare un soffio d’aria nuova in un genere che sembrava ormai saturo. Non è solo una questione di stile, che pure non manca, ma di sostanza narrativa.
Insomma, Ritchie non si è limitato a fare “il suo”, ma ha alzato l’asticella. Ha preso il crime e lo ha riletto con uno sguardo più maturo, più stratificato. Mobland è un’esperienza visiva potente, ma è soprattutto un viaggio dentro l’oscurità che ognuno porta dentro di sé. E per una volta, la violenza non è l’unica protagonista.