Inventata la tecnologia del secolo: permette di fare qualcosa d’impensabile

Questa novità nell’ambito della tecnologia potrebbe cambiare veramente molte cose: di cosa stiamo parlando di preciso.

Quando parliamo di tecnologia, soprattutto dopo tutte le innovazioni che hanno fatto parte del nostro passato e aiutato la nostra specie a migliorare e diventare più intelligente, si tratta di un settore in cui effettivamente è molto difficile trovare la strada giusta per raggiungere nuovi ambiziosi traguardi.

Questo non sta assolutamente a significare, però, che non ci sia la benché minima possibilità di innovare ancora. E infatti, di recente è stata realizzata quella che possiamo considerare una nuova tecnologia assolutamente utile e di non poco valore: scopriamo qualcosa di più a riguardo.

Che tecnologia è stata inventata: di cosa si tratta

L’Agenzia Spaziale Italiana ha finanziato il Progetto Aphrodite, che intende risolvere una delle principali problematiche riguardante tutti coloro che vanno nello spazio per lungo tempo, ovvero la possibilità di fare diagnosi mediche rapide e autonome. L’obiettivo è quello di realizzare un biosensore portatile lab-on-chip, dispositivo che verrà inviato sulla Stazione Spaziale Internazionale. E così, agli astronauti sarà permesso eseguire in autonomia analisi chimico-cliniche riguardanti campioni di saliva, che è un metodo assolutamente non invasivo.

Servirà a determinare i livelli salivari di biomarcatori cruciali di stress e di alterazione della funzionalità del sistema immunitario come il cortisolo e il deidroepiandrosterone. In questo modo, se tutto funzionerà come dovrà, non sarà più necessario spedire campioni biologici sul pianeta Terra. Gli interventi da effettuare saranno molto più rapidi, specialmente in condizioni critiche, e in più si potrà valutare più facilmente lo stato psico-fisico dei vari equipaggi spaziali. Come facilmente intuibile, si tratta di un progetto molto importante e che non va assolutamente sottovalutato, merito principalmente da affidare alla guida dell’idea, ovvero la professoressa Mara Mirasoli del dipartimento di Chimica Giacomo Ciamician dell’Università di Bologna, senza dimenticare la partnership con il professore Augusto Nascetti della scuola di Ingegneria Aerospaziale della Sapienza Università di Roma.

La ricerca si è svolta e continua a svolgersi nel Tecnopolo di Rimini. Qualcosa di cui dovremmo essere fieri veramente tutti quanti, soprattutto perché non stiamo parlando di qualcosa da dare particolarmente per scontato. In ogni caso, qualunque cosa effettivamente sia, possiamo dire tranquillamente che si tratta di una splendida svolta che aiuterà nella gestione e nella comprensione della salute degli astronauti. Molto di più e decisamente in maniera più rapida rispetto al passato. Qualcosa che in certi casi può fare eccome la differenza.