Allarme intelligenza artificiale in Italia: questione gravissima

Gli ultimi dati sull’intelligenza artificiale hanno fatto scattare l’allarme in Italia: la preoccupazione è tanta.

L’avanzata dell’intelligenza artificiale è uno degli argomenti più dibattuti in campo tecnologico. Ormai l’IA sta conquistando sempre più spazio in molti settori portando ovviamente grossi benefici, sebbene siano in tanti a mettere in evidenza anche gli aspetti meno positivi della grande novità.

Ci sono però anche dei settori dove l’intelligenza artificiale non sembra riuscire ancora a farla da padrona. Pensiamo ad esempio ai commercialisti, un segmento dove l’utilizzo dell’IA è senza dubbio in aumento ma non ancora così marcato come si può invece notare in altri ambiti.

Il nuovo rapporto globale ‘Future Ready Accountant’, realizzato da Wolters Kluwer Tax and Accounting, ha fatto un approfondimento su questo aspetto in merito a ciò che accade in Europa e in Italia.

In base alle risposte date da 2.700 professionisti in tutto il mondo è emerso che nel 2024 l’uso dell’intelligenza artificiale tra i commercialisti si fermava al 9%. Nel 2025 l’aumento è però significativo: si è infatti passati al 41%, con il 35% che utilizza l’IA praticamente tutti i giorni. Un dato molto chiaro: anche nelle attività degli studi l’IA comincia a prendere sempre più piede.

AI, paura in Italia: i dati parlano chiaro, cosa succede

L’IA, inoltre, sta portando già dei benefici importanti negli studi di commercialisti: grazie alla nuova tecnologia, infatti, stanno diminuendo le posizioni senza esperienza.

Studio commercialista
AI, paura in Italia: i dati parlano chiaro, cosa succede – FcJohnDoe.com (Canva)

Ma cosa dice l’indagine riguardo all’Italia? Nel nostro Paese solo il 28% utilizza l’intelligenza artificiale, anche se il 61% dichiara di volerla implementare nei prossimi anni specialmente per incrementare il livello di automazione.

Tuttavia c’è ancora molto da fare. Nell’indagine emerge chiaramente come solo il 26% degli studi italiani abbia introdotto modelli di lavoro ibrido e solo un quarto degli studi di commercialisti considera prioritaria la tecnologia. In più solo il 29% di questi studi ha in programma nuove strategie di marketing.

Proprio questo ritardo fa sì che l’Italia si trovi indietro rispetto all’Europa anche dal punto di vista della crescita dei ricavi: da noi è il 66%, mentre nel resto del Vecchio Continente siamo all’80%.

Ecco perché anche il report globale ‘Future Ready Accountant’ mette in evidenza come gli studi italiani debbano investire il prima possibile in tecnologia e innovazione, oltre che nella formazione del personale: solo così sarà davvero possibile mettersi al passo con i cambiamenti.