Terence Hill, un’icona del cinema italiano. La sua è una vita tutta da scoprire, divisa tra western, fede e l’amore per la famiglia.
Attore, regista, produttore, sceneggiatore e montatore: Terence Hill è uno di quei nomi che hanno lasciato un’impronta indelebile nel panorama del cinema e della televisione italiana. Nato a Venezia nel 1939 con il nome di Mario Girotti, la sua carriera si snoda lungo decenni di successi, collaborazioni memorabili e scelte artistiche che lo hanno reso una figura di riferimento tanto sul grande quanto sul piccolo schermo.
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Terence Hill, gli esordi
Il suo esordio nel mondo dello spettacolo avviene in modo precoce: è il regista Dino Risi a scoprirlo quando Mario ha appena dodici anni. Da lì, l’inizio è fulmineo. Recita in ruoli minori in film come Vacanze col gangster (1951) e Il viale della speranza (1953), dimostrando già allora una presenza scenica che colpisce. Dopo aver intrapreso studi in letteratura classica e recitazione, Girotti decide di dedicarsi completamente alla carriera cinematografica.
Negli anni Sessanta si fa notare nel genere d’avventura e nei film western, partecipando anche a produzioni di rilievo internazionale come Il Gattopardo di Luchino Visconti. In questo periodo si afferma anche in Germania, dove gira numerosi film che rafforzano la sua fama europea.

È proprio durante questi anni che adotta il nome d’arte “Terence Hill”, una scelta ispirata sia al cognome della moglie Lori Hill sia alla sua passione per i classici. Questo nuovo nome segna l’inizio di una fase decisiva della sua carriera: l’incontro con Bud Spencer. Insieme formano una delle coppie più amate del cinema italiano, protagonisti di quello che viene definito lo “Spaghetti Western”, un sottogenere che unisce l’epica western a uno stile tutto italiano, spesso ironico e scanzonato. Tra i titoli più noti della coppia figurano Dio perdona… io no! (1967), I quattro dell’Ave Maria (1968), Lo chiamavano Trinità (1970) e Porgi l’altra guancia (1974).
Terence Hill, non solo attore
Ma la carriera di Terence Hill non si limita al cinema. Nel tempo si reinventa come regista e produttore, firmando opere come Don Camillo (1983) e Lucky Luke (1991). La sua versatilità e il suo spirito creativo gli consentono di affrontare progetti sempre nuovi, anche dopo una tragedia personale che lo colpisce profondamente: la perdita del figlio adottivo Ross, morto in un incidente stradale nel 1990. Un dolore che segna un punto di svolta nella sua vita, ma che non lo allontana dal lavoro.
Terence Hill re della fiction
Negli anni Duemila, Hill torna a brillare nella fiction italiana con la serie Don Matteo, dove interpreta un sacerdote-detective in bicicletta. Il personaggio diventa subito iconico, conquistando un vasto pubblico trasversale.

A questo si aggiunge Un passo dal cielo, altra serie di successo ambientata nelle Dolomiti. Tuttavia, nel 2022, dopo tredici stagioni, l’attore annuncia il suo addio a Don Matteo, una decisione che sorprende i fan e viene accolta con commozione. In realtà, Hill aveva già abbandonato Un passo dal cielo nel 2015, motivando entrambe le scelte con il desiderio di rallentare e vivere una vita più raccolta.
La nuova vita di Terence Hill
“Ora voglio dedicare più tempo alla mia famiglia”, ha dichiarato in un’intervista. “Ho in programma un lungo viaggio in America con i miei cari e, a maggio, voglio finalmente percorrere il Cammino di Santiago”. Dopo aver vissuto a lungo negli Stati Uniti, oggi Terence Hill ha scelto l’Umbria come luogo in cui stabilirsi, regione che ha imparato ad amare durante le riprese di Don Matteo.
Nel 2010, insieme a Bud Spencer, ha ricevuto il David di Donatello alla carriera, un riconoscimento che celebra non solo la sua lunga attività artistica, ma anche il profondo legame affettivo con il pubblico italiano. Nonostante il ritiro dalle scene, Terence Hill rimane una figura carismatica, capace di attraversare generazioni e linguaggi del cinema, un esempio di passione, sobrietà e talento senza tempo.